La Biennale di Venezia - ll Padiglione della Repubblica di Slovenia
Marko Jakše, vincitore nel 2015 del Premio Prešeren, da più di tre decenni entusiasma il pubblico con le sue opere di fantasia. Dall'inizio della sua carriera artistica si è dedicato intensamente ed esclusivamente al mezzo pittorico, esplorando le diverse sfaccettature e potenzialità. Con i suoi caratteristici motivi figurativi e paesaggistici ha creato un misterioso universo artistico in cui si intrecciano l'onirico e il reale, il lirico e il narrativo, l'arcaico e il contemporaneo.
Marko Jakše è un artista amante della solitudine e particolarmente suggestivo che, con immagini seducenti e deformate, svela l'inconscio, l'emotivo e l'immaginario. Nonostante che in alcune sue opere si riscontrino allusioni a fenomeni appartenenti alla storia dell'arte, il pittore ne attinge per attualizzarle a modo suo. Percepisce l'arte come un gioco nel quale esplora la spontaneità, rimanendo un eterno bambino. L'espressione artistica di Jakše è completa, con una molteplicità di significati e non può essere ricondotta a concetti razionalmente formulati.
Negli anni novanta, Marko Jakše ha deciso di perseguire una forma pittorica classica, quando la maggior parte dei giovani artisti sloveni la stavano abbandonando.
Il Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia ritiene che la partecipazione alla Biennale di Venezia sia di grande importanza nella promozione dell'arte e dell'architettura slovena. Alla presentazione della partecipazione slovena il mese scorso, la Dottoressa Judita Krivec Dragan, funzionario del Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia, ha sottolineato l'importanza della sede del padiglione sloveno, che anche quest'anno sarà ubicato nelle principali sale dell'Arsenale, in uno degli spazi più antichi dell'edificio, che vanta una tradizione di 600 anni di storia.
"Sono lieto che, dopo due anni di emergenza che hanno lasciato il segno anche nel mondo dell'arte, i lavori per la Biennale procedano senza intoppi. In collaborazione con l’artista sono in corso gli ultimi preparativi. I miei colleghi mi hanno assicurato che la Slovenia sarà adeguatamente rappresentata ed attendo con ansia il riscontro da parte dell’opinione pubblica mondiale ", si è espresso il Dottor Aleš Vaupotič, Direttore della Galleria Moderna e Commissario per la Biennale.
Secondo il pensiero di Cecilia Alemani, curatrice della Biennale di Venezia di quest'anno, il mondo sembra essersi diviso tra un ottimismo tecnologico, che idealizza il corpo umano migliorato all’ infinito dalla scienza, e la paura del dominio delle macchine, dell'automazione e dell'intelligenza artificiale. Questo dubbio è stato esacerbato durante il periodo in cui la necessità di mantenere le distanze, per una reciproca protezione, ci ha portato ad allontanarci ancora di più e a mettere gran parte dell'interazione umana dietro gli schermi dei dispositivi elettronici. Proprio in questo contesto la curatrice ha sottolineato quanto siano importanti le mutazioni immaginative materiali e immateriali.
"Il focus della Biennale di quest'anno è l’opera di Leonora Carrington. L'enfasi della direttrice artistica Cecilia Alemani dovrebbe essere intesa in modo più ampio rispetto a un semplice rapporto con la tradizione surrealista o con un gruppo specifico di artisti, come esaltazione della stessa pittura", ha spiegato Vaupotič.
"Nel lavoro di Leonora Carrington ci imbattiamo nell’amalgama di molteplici mezzi artistici, dai libri illustrati per bambini ai romanzi. L'aspetto più importante consiste nel confrontarsi con le questioni centrali poste dalla curatrice. Il fulcro dell’Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia è proprio questo, una panoramica dell'articolata offerta artistica contemporanea e di uno specifico momento storico in cui vogliamo vedere cosa sta realmente accadendo, dove, chi e cosa siamo.
Nel suo rifiuto del digitale, il pittore Jakšedimostra che la cosa più importante e autentica oggi, è il contatto personale - senza intermediari.
"Nel contesto del tema della Biennale di Venezia, i dipinti sollevano quesiti sul controllo della natura e delle relative categorie dell'essere, sui sistemi scientifici e sulla conoscenza di ciò che è effettivamente primordiale, dentro e fuori di noi, afferma il Dottor Robert Simonišek, curatore del Padiglione sloveno, a proposito della mostra "Senza un padrone".